ALLA CORTESE ATTENZIONE Del Segretario generale Unarma Antonio Nicolosi
Oggetto: Evento del 14 Luglio a Padova Località Sacra Famiglia
Segretario Generale Antonio Nicolosi, sono Umberto Viviani, un ragazzo di sedici anni e sono residente a Caserta, loc. Curti; sono uno studente al quarto liceo classico, il “Cneo Nevio” di Santa Maria Capua Vetere ed il mio sogno è quello di stare dalla parte delle istituzioni ed indossare un informe con on onore, onestà e lealtà come Io hanno fatto grandissimi uomini. Salvo Rosario Antonio D’Acquisto nasce a Napoli il 15.10.1920, muore da eroe nel paese di Polidoro, fucilato dai soldati tedeschi durante gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale, perché si offrì spontaneamente per salvare la vita a numerosi civili. Ciò a seguito di un attentato avvenuto ai danni dei soldati tedeschi. Il suo sacrificio sarà sempre ricordato come una perla preziosa di coraggio forza libertà e spirito di sacrificio, da conservare nella storia dell’ Arma dei carabinieri (Benemerita) e nella storia del nostro paese. Oggi a distanza di ottanta anni dal suo sacrificio l’Italia ne commemora a giorni l’anniversario. Il mio pensiero e la mia considerazione per il suo gesto che pochi nella storia credo abbiano compiuto è altissimo. Sacrificare la propria giovane vita per tanti civili innocenti e un azione unica. Lo ricorderò. Le scrivo queste poche righe per farle sentire la mia vicinanza a Lei e alla pattuglia dei Carabinieri intervenuta a Padova in località Sacra Famiglia, che ha rischiato moltissimo per difendere il cittadino. Sono esterrefatto per come si è sviluppato il caso e ora leggo che il Carabiniere è sottoposto ad indagini per eccesso nell’uso delle armi, mentre il compagno ferito rischia l’amputazione di una gamba, se non di entrambe. Vorrei sfogarmi e scrivere tantissimo su questa vicenda, mi limito a farle pervenire il mio plauso ai due Carabinieri, ai quali auguro dal profondo del mio cuore che possano uscire indenni entrambi senza conseguenze di alcun genere, perché la popolazione ha bisogno di uomini veri sul territorio. Oggigiorno sono moltissime le persone che sono contro le forze dell’ordine e che oggi più di ieri sono contro i Carabinieri; uomini e donne in divisa che hanno fatto e fanno il loro lavoro, Chi indossa una divisa merita grande rispetto a tal punto da essere “elogiato” per il lavoro che fa. Ero al primo anno delle scuole medie quando, un Tenente dei Carabinieri-Comandante della Compagnia venne a scuola per tenere un convegno sulla legalità. II Tenente unitamente al Maresciallo- Comandante della locale stazione iniziò con un breve sunto della storia dell’Arma per poi mostrarci alcuni video Istituzionali. Rimasi subito “folgorato” da quella divisa indossata con grande orgoglio dai due carabinieri. Penso sia stato quello il momento in cui è iniziato a sorgere in me il desiderio di indossare quella divisa e di manifestare questa grande passione e questo amore per la Benemerita. Carabinieri si nasce e non si diventa. Se potessi indossare la divisa ed essere un Carabiniere ed esserlo per un solo giorno ne sarei felice. Ho scritto questa lettera perché vorrei che ci fosse un maggior rispetto per le persone in divisa verso le quali ho una grande ammirazione e rispetto; io che le divise le ho respirate in famiglia fin da quando ero in fasce. Ho scritto questa lettera per far capire a tutti l’importanza di una persona in divisa. Troppo spesso sento notizie di persone in divisa aggredire durante il loro lavoro solo perché adempiono al loro dovere. Chi indossa una divisa è un eroe ed un esempio è il Brigadiere in servizio alla Radiomobile di Padova che il 14 Luglio nell’ adempiere al proprio dovere è rimasto vittima di un incidente ed ora ricoverato in gravissime condizioni. So che questa lettera non potrà arrivare al mio Eroe in ospedale ma sono sicuro che arriverà a qualche suo collega. Bisogna lottare perché i miei Eroi, i Carabinieri, sono dei leoni ed i leoni si feriscono ma non muoiono mai. ln questo momento così brutto desidero esprimere la mia vicinanza all’Eroe e alla Sua famiglia.
Umberto Viviani