Al comandante della legione carabinieri Friuli Venezia Giulia
La scrivente Associazione Sindacale Carabinieri, con la presente desidera richiamare e favorire l’attenzione, la promozione e la tutela sulla delicata questione del benessere psicofisico del personale. Il benessere del personale non si traduce in un’apparente formalità da rispettare una volta ogni tanto al fine di mettersi a posto con la propria coscienza o sistemare la pratica imposta dall’alto (vedasi la programmazione bisettimanale dei riposi ed oggi anche dei servizi che alla fine non corrispondono mai a ciò che si era programmato oppure le recenti imposizioni di impiegare un militare come addetto MOS nelle stazioni in cui esiste il punto cottura, Stazioni che a fatica riescono a coprire i turni o a mettere in tavola un piatto di pasta). Il benessere del personale si sostanzia in un’attività continua del Comandante, il quale, lavorando a stretto contatto con le donne e gli uomini dipendenti, è in grado di comprenderne i pregi ed i difetti, le potenzialità e le vulnerabilità, le necessità e le capacità, riuscendo a convogliare le peculiari caratteristiche individuali verso un servizio sempre più efficiente ed attento e più aderente alle esigenze del territorio e della comunità che in esso vive. Nell’organizzazione territoriale dell’Arma questo delicato compito è stato devoluto sin dalla sua origine (e deve continuare ad esserlo) al Comandante di Stazione, al quale non può solo essere demandata la responsabilità formale del reparto (quasi a voler precostituire la figura del capro espiatorio sulla quale addossare colpe per inefficienze vere, presunte o semplicemente ritenute tali) ma anche e soprattutto la responsabilità organizzativa e decisionale, nei limiti riconosciuti dalla normativa vigente, nell’interesse della comunità presente nel territorio di competenza e facendo fruttare al meglio tutte le risorse, comprese quelle umane, di cui dispone.
In un intervento del primo agosto 2012 l’allora Comandante della Legione Carabinieri Lazio, Generale Gaetano Maruccia scriveva: “L’autonomia gestionale del Comandante della Stazione, peraltro sancita dal Regolamento Generale dell’Arma dei Carabinieri, conferisce all’incarico primaria importanza nell’assetto dell’ordine e della sicurezza pubblica locali. La piena conoscenza della realtà locale e la convinta consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo sono fattori che garantiscono ad ogni Comandante del livello in esame, la possibilità di adottare le misure più idonee in ragione sia dell’andamento della delittuosità sia delle esigenze di carattere preventivo del territorio di
competenza. … Auspico … necessità di assicurare ai Comandanti di Stazione l’autonomia indispensabile al miglior assolvimento delle funzioni che ho sopra richiamato.”
Contrariamente, nonostante i vani tentativi posti in essere dai vertici di riqualificare la figura del Comandante di Stazione, negli ultimi anni si assiste nei fatti ad un lento ed inesorabile decadimento dell’importante storico ruolo (da sempre punto di riferimento di tutti i cittadini) al quale, di volta in volta, viene sottratto un pezzo della sua autonomia organizzativa e decisionale, trasformandolo sempre più in un mero esecutore di ordini.
Ciò succede sovente in ogni parte d’Italia ma, a volte, si tende ad eccedere in questa consuetudine che, a parere di questa Segreteria, è sbagliata per gli effetti negativi che produce nei confronti della funzione del Comandante di Stazione e di riflesso sul personale e sulla stessa efficacia del servizio di prevenzione e repressione reati ovvero di vigilanza sull’ordine e la sicurezza pubblica.
È ormai diffusa la tendenza dei superiori gerarchici di sostituirsi al Comandante di Stazione imponendo, ad esempio, rigorosi turni di servizio esterni, di vigilanza ecc…, nonché, in taluni casi, persino indicando il nominativo del militare che dovrà svolgere questo o quel servizio, senza lasciare alcun margine alla discrezionalità dei Comandanti di Stazione (che, per i motivi esposti sopra, sono gli unici a conoscere davvero il proprio personale e quali turni di servizio siano più aderenti alle peculiarità del territorio di competenza). Gli esempi potrebbero moltiplicarsi e se i Comandi di vertice ascoltassero veramente i Comandanti di Stazione o semplicemente avessero modo di leggere i post ed i relativi commenti nei gruppi social dedicati, capirebbero le loro frustrazioni. Nel nostro territorio regionale vogliamo indicare, a titolo di esempio e con la consapevolezza che ormai la prassi, per questa segreteria sbagliata, è diventata regola ovunque, i seguenti casi per i quali sono giunte diverse segnalazioni da parte degli iscritti.
– Servizi provvisori nelle località turistiche:
Vengono designati anche d’ufficio i nominativi dei militari prelevati da diversi Comandi Stazione e decisi d’ufficio i periodi che dovranno svolgere in servizio provvisorio, sguarnendo le altre Stazioni e senza che i relativi Comandanti possano esprimere un parere al riguardo. Si segnala che la rigidità delle scelte è tale che non è stato possibile concedere ad alcuni militari di sostituire altri che per motivi familiari documentati avevano chiesto di non essere impiegati in servizio provvisorio nel periodo indicato (la frustrazione aumenta quando giunti al reparto dove dovranno svolgere il servizio provvisorio si rendono conto che cinque militari su otto di quel reparto sono in ferie nel medesimo periodo!!! Probabilmente frutto dell’interpretazione restrittiva della nuova circolare “natura giuridica delle licenze e rilevanza della pianificazione di cui si parlerà in un’altra lettera)
È stato inviato in servizio provvisorio, anche d’ufficio, personale in possesso dell’abilitazione di guida sicura, sguarnendo i relativi reparti di appartenenza, per poi, essere impiegati, durante il servizio provvisorio, come capo equipaggio e non come autisti.
– Turni di servizio imposti dall’alto:
Quasi tutti i Comandi Compagnia Carabinieri impongono a tutti i Comandi Stazione dipendenti, turni di servizio esterni con orari rigidi e non modificabili (prendiamo solo a titolo di esempio i turni per le Stazioni ordinati da un Comando Compagnia, uno dei tanti: il primo giorno 19/01, il secondo 14/20, il terzo 8/14 ed il quarto 01/07 e poi si ricomincia), con precise consegne di controllare tutto il territorio della Compagnia Carabinieri a discapito del territorio della Stazione dove prestano servizio. In taluni casi i turni 01/07 aumentano per sostituire le carenze organiche dell’aliquota radiomobile.
Così il Comandante di Stazione non può scegliere nell’interesse del reparto, neanche di ordinare il turno 6/12 o 7/13 in luogo di 8/14, il turno 12/18 o 13/19 in luogo di 14/20, il turno 18/24 in luogo di 19/01 oppure il turno 22/04 o 0/6 in luogo di 01/07, perché l’ordine impartito non è di svolgere un turno serale, pomeridiano, mattiniero o notturno, ma di svolgere proprio quel turno con quell’orario. Si pensi che nelle Stazioni con forza ridotta a quattro militari, tali servizi sono svolti, molto spesso, dallo stesso Comandante di Stazione, costretto a trascurare l’ufficio ed i rapporti con la cittadinanza. Sia chiaro che non si contesta l’ordine impartito ma la sua utilità e le sue conseguenze a lungo termine tra cui sicuramente l’annichilimento della discrezionalità dei Comandanti di Stazione e l’impossibilità da parte degli stessi di tenere nella giusta considerazione sia le esigenze del personale sia le peculiarità del territorio di competenza, in altre parole l’autonomia organizzativa e decisionale, la vera azione di comando. E non importa se poi in quel territorio vi siano manifestazioni, processioni religiose, gare ciclistiche e/o podistiche ovvero esercizi pubblici e/o circoli ricreativi da vigilare e controllare o altro tipo di esigenze operative (spaccio, furti e quant’altro) oppure se il personale abbia riposi, ferie, problematiche di natura personale ecc…, vanno prima assicurati i servizi imposti dall’alto e non certo quelli rispondenti alle esigenze del territorio di competenza e del reparto. Di riflesso, tale situazione, si ripercuote in negativo sul benessere di tutto il personale, non solo per le ragioni intuibili da quanto sopra esposto, ma anche perché, tra l’altro, svolge una tipologia di servizio, appositamente devoluta ad altro reparto, in assenza però di adeguato equipaggiamento ed armamento e mezzi idonei allo scopo ed avendo addirittura la precedenza negli interventi, anche fuori dal territorio della Stazione, rispetto alle pattuglie delle aliquote Radiomobile, nate proprio per quello scopo.
È chiaro che si sta confondendo il controllo del territorio con il servizio di pronto intervento. Il malcontento diffuso sistematicamente si accumula e sfocia nello stress da lavoro correlato per tutto il personale (basti pensare a quante volte il personale ha dovuto rinunciare ad un riposo o semplicemente ad un impegno personale o anche lavorativo perché è stato imposto un turno di servizio, senza particolari esigenze se non quella di coprire il territorio) soprattutto per il personale più anziano e magari con patologie riconosciute dipendenti da causa di servizio (sempre più numeroso) che si vede impiegato molto spesso in servizi notturni (materia oggetto di riflessione ai vertici e già trattata in diverse circolari delle FFPP e FFAA: “astensione dai servizi notturni per gli ultracinquantenni”). Il Decreto Legislativo 81/2008 impone al datore di lavoro di analizzare tutti quei comportamenti che potenzialmente producono stress nell’ambiente di lavoro obbligandolo ad individuare le cause e trovare le giuste soluzioni per diminuirle ovvero eliminarle. Le eccessive interferenze dei superiori gerarchici sui servizi delle Stazioni, il più delle volte, senza tenere conto delle necessità del territorio, del reparto e dei singoli militari sono, evidentemente, fonte di stress, stress che nella maggior parte dei casi potrebbe essere grandemente diminuito dando più fiducia al Comandante di Stazione ed alle sue capacità. Riproponendo l’auspicio che fu del Generale Maruccia, si chiede, quindi, un intervento finalizzato a ripristinare le originarie funzioni del Comandante di Stazione e valorizzarne le competenze lasciando allo stesso la necessaria discrezionalità nella gestione del reparto e quindi anche dei turni di servizio, affinché possa predisporli in modo più aderente alle vere necessità del territorio e dei suoi militari.
La Segreteria Regionale FVG